lunedì 17 ottobre 2011

Un gruppo di maremmani ha partecipato sabato alla manifestazione degli “Indignati” “A Roma abbiamo visto l’inferno” Diario di una giornata di paura: le violenze dei “black bloc”


“Auto date alle fiamme, vetrine di banche e di gioiellerie devastate, una coltre di fumo densa alimentata dai lacrimogeni e dai cassonetti in fiamme, forti e improvvise esplosioni. Per alcune ore ci siamo ritrovati al centro della guerriglia urbana in piazza San Giovanni alla ricerca di un riparo, una zona franca in cui poter tirare un sospiro di sollievo e placare la paura”. Cosi inizia il racconto di un gruppo di maremmani che sabato scorso hanno partecipato alla manifestazione degli "Indignati" nella capitale. Un gruppo formato da quattro ragazzi poco più che ventenni e altrettanti adulti tra i quaranta e i cinquant’anni, tra i quali il nostro corrispondente mancianese, Andrea Teti. I reduci della giornata di sabato, durante la quale Roma è stato messa a ferro e fuoco da poche centinaia di teppisti provenienti da tutta Europa, meglio conosciuti come i Black Bloc. GROSSETO - La piazza era simbolicamente divisa tra i violenti e noi manifestanti pacifici che per fortuna siamo riusciti a scappare in tempo a gambe levate prima che le forza dell'ordine bloccassero anche l'ultima via di fuga - raccontano i testimoni - carabinieri e poliziotti sono stati presi d'assalto dai black bloc con una pioggia di sassi e sampietrini. Le cariche proseguivano furiose. Noi non sapevamo dove andare e dove rifugiarsi mentre continuavamo a scappare. Abbiamo visto ragazzi incappucciati e vestiti di nero, con il volto coperto preparare sul momento, a pochi metri da noi, le molotov e altri armamenti, altri invece aiutare i compagni feriti prima strappandogli di dosso la ‘divisa’ da black bloc, poi nascondendo le spranghe e il resto, rivestirli con normalissimi abiti e reinserirli tra la folla pacifica che scappava terrorizzata. Insomma distinguere tra loro il poliziotto con il casco e i jeans, il manifestante pacifico e il teppista non era poi cosi semplice. Un corteo pacifico, quello degli Indignati, scesi in piazza solamente per gridare alta la propria rabbia contro un sistema privo di alcuna garanzia. Una manifestazione che nella capitale ha però assunto contorni inquietanti. All’improvviso la violenza Tutto era iniziato in maniera pacifica. Intorno a noi c'erano migliaia e migliaia di persone che manifestavano esibendo cartelli di ogni tipo, striscioni colorati e maschere da carnevale. Giovani, adulti, anziani bambini e disabili insieme. Con il sorriso contro un sistema politico ed economico che suscita indignazione trasversale. Stanno privando i giovani del proprio futuro, ci stanno facendo pagare una crisi di cui non abbiamo colpa, mentre i veri colpevoli continuano ed essere immuni, privilegiati e tutelati. Insomma abbiamo tanti motivi reali per protestare. La manifestazione era iniziata in maniera stupenda, ci stavamo divertendo mentre l'enorme corteo invadeva il centro di Roma di colori vivaci, di bella musica, di persone che stavano esprimendo pacificamente le proprie idee. Purtroppo poche centinaia di delinquenti, di vandali e teppisti irresponsabili hanno rovinato la festa e come siano riusciti a fare tutto questo per noi resta un mistero. Già poco dopo che il corteo aveva mosso i suoi primi passi si è notato che qualcosa non andava. Dopo appena un'ora dalla partenza in piazza dei Cinquecento, all’altezza di via Cavour, ci siamo accorti che ai lati della strada c’erano macchine distrutte, date alle fiamme e già completamente carbonizzate. Vetrine che sembravano essere esplose. In quel momento la folla ha individuato un gruppo di sette o otto black bloc che si erano nascosti in un vicolo per cambiarsi i vestiti e rifornirsi di spranghe e altro. Tutta la folla ha iniziato a offenderli verbalmente in ogni lingua invitandoli ad allontanarsi dalla manifestazione e ad uscire da corteo. Un uomo anziano stava urlando ai teppisti di andarsene è stato aggredito da due di loro che però fortunatamente sono stati respinti e fatti scappare. E questo era solo l'inizio. Abbiamo proseguito in avanti, superato il Colosseo in direzione piazza San Giovanni. Da lì in poi l’inferno. Barricate di cassonetti in fiamme in mezzo agli stradoni, la caserma in via Labicana data alle fiamme. Al nostro passaggio il tetto bruciava ancora ed i Vigili del fuoco cercavano di spegnerlo. Automobili carbonizzate, fumo ovunque. Anche io e gli altri ragazzi siamo stati costretti a coprirci le vie respiratorie con sciarpe e magliette. Nessuno sapeva dirci cosa era accaduto, il punto del corteo in cui ci trovavamo ci ha fortunatamente consentito di evitare lo scontro diretto con quei delinquenti. Sino a quel momento avevamo visto solo i segni del loro passaggio. Per terra rifiuti di ogni tipo e bombe- carta inesplose. A questo punto ci siamo diretti di corsa in via Merulana mentre alcune persone indicavano la strada e la direzione da percorrere. Ci siamo ritrovati a San Giovanni nell’epicentro della guerriglia urbana. Esplosioni, lacrimogeni, blindati che andavano e venivano pieni di celerini. Ragazzi incappucciati feriti o in assetto di guerra, gente normalissima che scappava terrorizzata, noi che fortunatamente, impauriti, con gli occhi gonfi che bruciavano, la bocca coperta da una sciarpa, siamo riusciti ad uscire dalla piazza pochi minuti prima che venisse chiusa con i violenti isolati all'interno. Poi di corsa verso la stazione Termini e poi sul treno dritti verso casa. Mezzo milione di manifestanti pacifici, giustamente indignati, sconfitti da poche centinaia di teppisti e delinquenti di ogni tipo. La nostra sensazione è quella di aver fallito e di aver fatto rispetto al resto del mondo una figura indegna. 

Andrea Teti


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